Intervista ad Elvira Ripamonti

Ciao!

Ho chiesto ad Elvira, psicologa e psicoterapeuta esperta in disciplina positiva, mindfulness e gestione emotiva di rispondere ad alcune domande sull'adottare un metodo educativo unico (pro e contro)

Leggendo le sue risposte mi sono resa conto che rendendole pubbliche potrebbe aiutare, rassicure e togliere sensi di colpa e dubbi anche ad altri genitori o a te che elggi.

Pertanto ti auguro una buona lettura e se vorrai lasciare la tua opinione o fare domande ad Elvira ti aspetto nei commenti.

 

1. C’è un metodo più valido di un altro ai tempi d’oggi, a livello educativo?


Il vocabolario online Garzanti Linguistica definisce così la parola metodo:

Se prendiamo alla lettera la definizione di METODO, allora, la mia risposta alla domanda è NO!


In ambito educativo, non si può dire che esista un metodo in assoluto migliore di un altro per approcciarsi a un bambino perché paradossalmente EDUCARE deriva dal latino “ex-ducere”, che significa TIRARE FUORI e, visto e considerato che ogni bambino è diverso dall’altro e ogni educatore è diverso dall’altro, è assurdo pensare che ci sia un unico modo per “tirare fuori” il meglio di ogni essere umano. Sarebbe un po’ come dire che esiste un metodo di coltivazione corretto applicabile a tutte le piante … ma ben sappiamo che non possiamo trattare una pianta di cactus al pare di una pianta di anguria.

E aggiungo che se analizziamo la seconda definizione di metodo proposta da Garzanti, quale modo di procedere per avere determinati risultati, a scanso di equivoci specifico che quando si ha a che fare con esseri umani, psiche ed emozioni: nessun protocollo educativo può garantire risultati precisi perché non si può mai trascendere dal fattore UMANO! Neppure in medicina, vi è la certezza che tutti i corpi reagiscano in egual modo alla medesima cura (altrimenti non esisterebbero i bugiardini con ampie spiegazioni di possibili “effetti collaterali” o “interferenze con altri farmaci”).

2. Pro e contro dell’adottare un metodo educativo unico

Ritornando alla similitudine con la medicina, oserei dire che come ogni farmaco può essere curativo per determinate patologie ma non è esente da possibili effetti collaterali, direi che la medesima considerazione può essere posta in ambito educativo. Ogni metodo educativo nasce a partire da una determinata concezione dell’uomo e della società teorizzata dal suo ideatore, che può non
essere esente da considerazioni differenti.

Ad oggi, i metodi educativi più citati e comunemente diffusi anche sui social sono:

  1. il metodo Montessori
  2. il metodo Waldorf-Steiner
  3. il metodo Reggio
  4. il metodo Happy Child.

Dire ora quale sia il migliore di un altro è psico-pedagogicamente IMPOSSIBILE perché tutti e 4 quelli citati poggiano su importanti osservazioni e studi.
In estrema sintesi, si può dire che:

  • Il metodo Montessori e il metodo Wadorf sono due modelli educativi di stampo psicologico che nascono come alternative all’insegnamento scolastico tradizionale, il quale si era visto che imponeva metodi disciplinari e di apprendimento troppo rigidi. Il modello educativo elaborato tra il XIX e il XX secolo da Maria Montessori parte dall’assunto per cui ogni bambino deve essere libero di esprimere le proprie capacità senza che sia l’adulto a guidare la quotidianità del bambino.                     Il metodo Montessori è sicuramente interessante perché ai bambini è

    lasciata la possibilità di seguire la propria naturale tendenza alla scoperta senza oppressioni da parte di genitori o dagli educatori ed è così libero di poter esprimere se stesso in tutte le sue forme.

  • Il metodo Waldorf, invece, è incentrato in particolare sull’espressione artistica dei bambini attraverso esperienze sensoriali (lavori manuali, pittura con i pennelli, attività pratiche). Il metodo Waldorf, invece, più del montessoriano, è “personalizzato” sui bambini che si hanno dinnanzi perché prevede il riconoscimento da parte dell’adulto di 4 tipi di temperamento infantile: malinconico, collerico, sanguinico e flemmatico, in rapporto ai quali si modula l’intervento educativo.
  • Il Reggio Emilia Approach è una filosofia educativa più recente ed è fondata sull’immagine di un bambino con forti potenzialità di sviluppo e soggetto di diritti, che apprende attraverso i cento linguaggi appartenenti a tutti gli esseri umani e che cresce nella relazione con gli altri. Si fonda su: il lavoro collegiale e relazionale di tutto il personale, la presenza quotidiana di più educatori e insegnanti con i bambini, l’atelier e la figura dell’atelierista, la cucina interna come atelier del gusto, l’ambiente come educatore e la documentazione per rendere visibili i processi creativi di conoscenza.
  • Il metodo Happy Child, anch’esso relativamente recente nella sua ideazione, infine, è caratterizzato dalla tempestività dell’apprendimento dato che punta sui primi anni di vita che sono ritenuti quelli più importanti, nei quali il bambino assimila ogni insegnamento ed attività compiuta. Vengono sviluppate la gratitudine e la lode del comportamento positivo per incoraggiare i piccoli verso i progressi quotidiani ed aumentare il proprio senso di autostima.

Personalmente, ritengo che da ogni metodo si possano prendere spunti interessanti ma che ciò che più conta per i genitori non dovrebbe essere lo sposare o meno un determinato metodo (rischiando che diventi una rigidità) quanto piuttosto entrare in una forma mentis tale per cui il
RISPETTO DEL BAMBINO E DELLE SUE EMOZIONI diventa la base di approccio, a prescindere da qualsiasi metodologia si voglia abbracciare (in funzione di preferenze soggettive indiscutibili).

3. Discordanze tra i genitori


Le discordanze tra i genitori sono la normalità di tutte le famiglie. Un detto popolare lombardo recita “Cent co, cent crap”, ovvero “cento teste, cento idee” e sarebbe folle pensare che persone diverse non abbiano idee diverse … e parlando di metodi educativi sarebbe pure paradossale non riconosce la diversità del partner, nella misura in cui vogliamo che tutti vedessero la meravigliosa unicità del bimbo che si ha dinnanzi.
Il problema non è la discordanza di metodi (perché abbiamo visto che, se per metodo si intende “la strada”, possono esistere strade diverse per arrivare alla medesima meta!) ma la discordanza di forma mentis: ovvero non condividere una visione pedagogica di RISPETTO DEL FANCIULLO E DELLE
SUE EMOZIONI!

Perché in assenza di basi di discussione comuni, ovvero il desiderio di crescere il figlio nel rispetto del suo essere e delle sue emozioni, si rischia per perdersi in meri discorsi sul metodo che però diventano fini a se stessi!
Mi piace pensare che i genitori vivano la sfida educativi come la NASA ha gestito l’annuncio dell’equipaggio dell’Apollo 13: “Huston, abbiamo un problema”, ovvero, ragioniamo insieme per trovare la migliore strategia per tutti … pena il farci male (che può significare violenza educativa,
assenza di empatia e micro-traumi relazionali sulla pelle del figlio, se non addirittura, rottura della coppia e fine della famiglia).

 

4. Consigli di lettura

  1.  “LA SFIDA DELLA DISCIPLINA” di D. J. Siegel & T.Np. Bryson,
  2. “ESSERCI” di D. J. Siegel & T.Np. Bryson
  3. “DISCIPLINA POSITIVA” di J. Nelsen
  4. “I VOSTRI FIGLI HANNO BISOGNO DI VOI” di G. Neufeld & G. Maté
  5. “LE EMOZIONI DEI BAMBINI” di I. Fillozat
  6. “IL CERVELLO DEI BAMBINI SPIEGATO AI GENITORI” di A. Bilbao
  7. “LA FAMIGLIA E’ COMPETENTE” di J. Juul

1 commento

  • Che intervista super! Stampata e salvata. E grazie anche per i consigli alla lettura. Martina

    Martina

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